Le storie del Bianchello e delle sue terre come non le avete mai sentite
La Camera di Commercio delle Marche promuove un'eccellenza del territorio con un sito dedicato dove è possibile trovare, geo-localizzate in una mappa, le informazioni sui produttori del Bianchello del Metauro DOC e in cui si possono ascoltare storie, aneddoti e curiosità sulle terre in cui il vitigno viene coltivato.
IL BIANCHELLO
Il Bianchello del Metauro DOC è un vino giovane e social. In compagnia dà il meglio di sé e sa accompagnare con armonia le più varie pietanze, specialmente quelle leggere e delicate, sia di carne che di pesce. Carni bianche a tendenza dolce, crostacei, grigliate di pesce, ma anche verdure, minestre, risi, paste esaltano il sapore secco e sapido del vino.
LE TIPOLOGIE
Il Bianchello del Metauro, oltre alla versione tradizionale, si trova anche nelle tipologie Superiore, Spumante e Passito. Nelle prime due, è ampio al naso con sfumature agrumate di fiori bianchi e polpa di frutti gialli. Il palato è fresco, sapido e carezzevole. Le sensazioni agrumate sono tipiche della versione Spumante, mentre il Passito tende al miele di acacia o girasole.
TRA STORIA E LEGGENDA
Il territorio del Bianchello tocca 18 Comuni, e mille vicende; capita qui quello che succede in tutto il Paese: scavando appena un poco la terra e la memoria locale saltano fuori reperti archeologici, onomastici e del folklore.
Queste località sono tutte in qualche modo riconducibili (per toponomastica fantastica o per patrimonio favolistico) alla vicenda della Battaglia del Metauro del 207 a.C.; scontro in cui le truppe romane trionfarono su quelle cartaginesi di Asdrubale, inebriate, secondo la leggenda, dagli effluvi del troppo Bianchello bevuto proprio la notte prima.
È Tacito, lo storico latino, a narrare del ruolo fondamentale del vino nella battaglia decisiva della seconda guerra punica. Forse i pesaresi, i fanesi sanno che i soldati cartaginesi, come si diceva, esagerarono col Bianchello, e mal gliene incolse, quando dovettero vedersela coi Romani lungo il fiume Metauro, e che si favoleggia di periodici ritrovamenti ossei di elefante da quelle parti come di una mai rinvenuta testa di Asdrubale (il cui fantasma si aggira a Barchi, per inciso, nei luoghi battuti dalla Banda Grossi).
Ma chi sapeva che Churchill mangiò maccheroni a casa della Marietta di Montemaggiore, prima di sfondare la Linea Gotica? O che senza una famiglia di Mombaroccio che fece da mecenate a Galileo finanziandone gli studi universitari, saremmo oggi più terrapiattisti ed egocentrici che mai?
Per saperne di più www.bianchellodelmetauro.it